Una giornata diversa di una madre Italiana in Libano
Il cerchio verde delimita tutta l'area dei combattimenti, il cerchio rosso a sinistra indica il luogo della casa, mentre il cerchio a destra indica il luogo dell'Istituto Italiano di Cultura
Era l’estate del 1986, da poco si erano festeggiati
in Libano i 12 anni di guerre civili e non. Beirut era ancora una città divisa
in due con il centro storico completamente distrutto e abbandonato dalla sua
popolazione, soltanto soldati e miliziani, oltre a cani e gatti randagi, ratti
e piante spontanee mantenevano un residuo di vita strana. Tuttavia più ci si
allontanava dal centro e più la città si presentava normale. A Est dalla linea
di demarcazione cioè nella zona allora chiamata Beirut Est (Bayrut Al
Sharkyieh), dove si trovavano le milizie cristiane e la maggior parte delle
truppe dell’esercito libanese, la vita era quasi normale e tranquilla mentre a ovest
di Beirut (o Bayrut Al Gharbyieh) regnava il caos; le varie milizie settarie si
contendevano il controllo dei diversi quartieri a suon di lancia razzi,
kalashnikov e granate. La presenza dello Stato era molto simbolica, e le
milizie trovavano sempre una scusa per combattersi e creare il maggior caos
possibile. Mi ero installata in Libano nel 1963 dopo essermi sposata a Roma con
mio marito Raymond di origini libanesi, ed avevamo sempre vissuto a Beirut
Ovest in una zona vicino al mare (Ras Bayrut). Praticamente ci siamo rimasti
fino al 1986 o 1987, non me lo ricordo. Successivamente abbiamo dovuto lasciare
e spostarci verso Byblos (Gebeil) a 35 km a nord di Beirut perché la
situazione era diventata molto difficile soprattutto per gli Occidentali e i
dipendenti delle ambasciate. Ero addetta all'Istituto Italiano di cultura e mi
recavo al lavoro spesso a piedi facendomi una passeggiata di 15 – 20 minuti
oppure in taxi.
Quel giorno, la mattinata era iniziata quasi come
tutte le altre, il bello e intenso sole di Luglio e l’aria serena della
mattinata ancora non appesantita dall'umidità del mare, facevano sperare in una
giornata tranquilla senza battaglie e senza particolari problemi di sicurezza.
Avevo lasciato casa verso le otto del mattino per recarmi in ufficio (all'Istituto Italiano di Cultura) mentre mia figlia era rimasta sola; a quell'epoca aveva all'incirca 14 anni, più o meno. Gli altri componenti della mia famiglia, mio
marito e i miei 3 figli maschi, erano in Italia per diverse ragioni.
Non mi
ricordo più, quel giorno, chi era contro chi, mi ricordo soltanto che da
qualche tempo ormai i numerosi partiti e partitini che si dividevano il
territorio di Beirut Ovest cercavano poco a poco di cacciarsi l’uno l’altro
dalla città. Finalmente sembrava che quel giorno avessero deciso di concedersi
una giornata di pausa.
La giornata dunque si svolgeva tranquillamente, all'Istituto Italiano di Cultura non c’erano studenti dato che le lezioni di
lingua italiana erano terminate, mentre quelli che volevano studiare in Italia
avevano già lasciato il Libano da qualche settimana. Improvvisamente, verso le
undici iniziamo a sentire i rumori caratteristici dei combattimenti.
Colpi di mitragliatori, qualche lontana esplosione che diventavano sempre più
forti e più vicini, voci concitate provenienti dalla strada e i clacson delle
auto. Dopo avere analizzato la situazione insieme alle colleghe e ai colleghi
dell’Istituto e aver discusso sul da farsi (rientrare immediatamente a casa o
aspettare per capire di cosa si trattasse) avevamo deciso di rientrare a casa.
La via Hamra , che era la via principale, una via
commerciale da attraversare per rientrare a casa, sembrava ancora
normale, i venditori ambulanti ancora agli angoli delle strade come quelli
delle sigarette di contrabbando, gli scambiatori di divise (dollari in
particolare) ed i vari commercianti stavano ancora portando avanti la loro
attività quotidiana. Camminando verso casa ad un certo momento iniziai a notare
che la strada si stava rapidamente svuotando e ad un tratto era calato un
silenzio impressionante. I commercianti erano scomparsi come per miracolo. A
mezzogiorno, questa via cosi caotica e piena di vita, era completamente svuotata
e questo non era normale. Continuando a camminare iniziai ad avere quella
sensazione tipica di pericolo. La situazione non era affatto normale, vuol dire
che i miliziani stavano per iniziare la battaglia da qualche parte intorno o
vicino a dove mi trovavo. Decisi di imboccare una strada secondaria parallela, ma
anche questa era vuota, anche se meno silenziosa; i colpi di mortaio
cominciavano a diventare sempre più forti e questo vuol dire che stanno cadendo
sempre più vicini, i combattimenti oltre a intensificarsi si stavano avvicinando
o meglio mi stavo avvicinando alla zona dei combattimenti. Non avevo più scelta
dovevo tornare a casa e quindi continuavo a camminare ma sempre più velocemente
però senza correre perché non sapevo cosa mi sarei aspettata di trovare alla
fine della strada.
Finalmente stavo avvicinandomi ad un incrocio che
mi avrebbe riportata direttamente verso la strada per casa, ancora qualche
metro e inaspettatamente sento rumore di passi veloci dietro a me cosi mi
girai, una signora stava correndo, e dopo avermi gridato “run for your life
(fuggi per la tua salvezza)” si rifuggiò dentro una casa chiudendomi la porta
in faccia. Correre, ma dove? In tutti i casi ero più preoccupata per mia figlia
che avevo lasciata sola in casa, e non ci pensavo affatto di ritornare
indietro. Ad ogni esplosione mi sembrava di vedere la casa crollare, era ormai
vicina ma ancora non riuscivo a intravvederla; e il mio cuore saltava e mi sembrava
di sentire le grida di spavento di mia figlia.
Finalmente riesco a raggiungere l’incrocio che
avrebbe dovuto riportarmi a casa. Ma mi era impossibile andare avanti perché i combattimenti sempre più pesanti si
stavano svolgendo proprio in quella strada. Mi fermai e mi nascosi dietro un
muro, ed ogni tanto sporgevo la testa per vedere cosa stesse succedendo. Ma non
si poteva vedere niente perché il fumo era denso e le esplosioni erano
accompagnate da urla di spavento. Ripresi a camminare prendendo altre vie
parallele ma avevo la testa cosi fuori dal mondo che non avevo più idea di dove
stessi andando. Non riconoscevo più la strada ne` i palazzi, anche se mi
rendevo conto che questa era una strada che avevo già percorso varie volte nel
passato. I boati e le sparatorie erano sempre più forti e ancora più vicini.
Finalmente mi trovo davanti a un palazzo che
conosco bene, dato che c’è il supermercato dove facevo la spesa durante le
giornate tranquille. Mi avvicino sperando di trovare una porta aperta, un posto
qualsiasi per nascondermi. Tutte le porte erano chiuse, tuttavia, vicino alla
porta principale, c’era della gente, allora mi precipito verso loro credendo
che fossero dei clienti in attesa dell’apertura del supermercato. Purtroppo
erano uomini armati, probabilmente appartenenti ad una delle fazioni in lotta.
Il loro capo si avvicina e mi dice bruscamente in arabo: ”Signora non è il
posto adatto per lei, stiamo combattendo andatevene da un’altra parte”, “andare
dove? La mia casa è lì di fronte al di là di questi palazzi e non so dove
andarmene!”. Un giovane miliziano ha pietà di me e prega il suo capo:”
lasciatemi accompagnarla à casa sua”; “ma sei matto?” grida il capo “vuoi farla
morire con te?”. Comunque non mi disse più di andarmene via e mi lasciò
nascondermi dietro un piccolo muro. Non so quanto tempo sono rimasta cosi a
guardare i combattenti che sparavano e si spostavano, alcuni di loro si misero
in mezzo alla strada a gambe divaricate e si misero a saltare una o due volte
sul loro posto tenendo gli RPG sulle loro spalle e poi tiravano verso i loro
obiettivi che non riuscivo a vedere.
Ad un certo punto il capo dei miliziani si ricorda
di me e mi dice in modo concitato “signora khalas
(basta) non potete più rimanere qui, tra poco si metteranno a rispondere al
nostro fuoco e questo avverrà in qualsiasi momento”, mi indica quindi delle
case dall'altra parte della strada “andate in una di queste case, sono occupate
da rifugiati e loro sicuramente vi daranno ospitalità”. Non potevo più
insistere e dopo averlo ringraziato scappo subito verso quelle case. I
rifugiati mi ricevettero con tutti gli onori e grande rispetto, e mi pregarono
di accomodarmi nel salotto, mentre la maggior parte della famiglia continuò a
nascondersi nel rifugio sotto casa, soltanto il capo famiglia si mise di fronte
a me per farmi compagnia. Il salotto aveva sicuramente conosciuto giorni
migliori, ora non c’erano vetri su nessuna delle quattro finestre e le
pallottole fischiavano davanti e intorno a noi (almeno era questa la mia
impressione). Mi accorsi che il capo famiglia è preoccupato quanto me, allora
lo pregai di dimenticare una volta per tutte le buone regole dell’ospitalità
libanese e di lasciarmi scendere con gli altri nel rifugio. Con buon sollievo
suo scendemmo a nasconderci. Ormai era tardo pomeriggio, il sole era sul punto
di calare e la giornata si faceva più scura quando a poco a poco iniziai a
sentire che i colpi si facevano più lontani e meno forti, era il segno che la
battaglia si era spostata verso zone più lontane. Il capo famiglia che mi aveva
accolta cosi gentilmente mi disse: “Signora è il momento di rientrare, venite
che vi indico la strada”. Penso che lo fece coscienziosamente ed io ero cosi
felice di potere ritornare a casa ed avevo una tale furia che lo ringraziai e
scappai senza capire una sola parola delle sue indicazioni. Presi per sbaglio
la direzione opposta a quella di casa e per fortuna, un amico di famiglia che
abitava in zona mi vede dalla sua finestra, mi chiama e mi dice: “ma dove vai?
Vuoi ancora combattere o vuoi andare a casa?”. Con sollievo mi faccio indicare
la direzione esatta e questa volta, finalmente, potei arrivare a casa. Giunta a
casa, non riuscì a credere ai miei occhi ma era ancora intatta e tranquilla, mia
figlia mi ricevette per strada; aveva passato tutto il tempo dai nostri vicini
ed era tranquilla e serena. Finalmente la sera è calata, e la mia giornata cosi`
diversa dalle altre terminava fortunatamente bene.
Questo articolo era stato scritto anni fa da mia madre in francese; io ho pensato solo a tradurlo e postarlo .....